Pubblichiamo, senza tuttavia entrare nel merito, il documento della Sezione Scuola, Università e Ricerca del PSI, che avvia un'opportuna riflessione sulla sempre latente, ma irrisolta condizione in cui si operano nel comparto scolastico. Auspichiamo che a questa analisi critica si aggiungano altre riflessioni, attorno ad un tema che, unitamente alla sanità, rappresenta un perno fondamentale delle società avanzate.
La scuola pubblica non sana, riconosce i meriti!
Non c'è nulla da sanare, c'è solo da riconoscere il merito di quelle centinaia di migliaia di insegnanti precari che ogni anno permettono alla scuola pubblica di poter funzionare regolarmente.
La politica non può inseguire il consenso attraverso l'adesione ai luoghi comuni che descrivono i docenti ed il personale scolastico come una classe di privilegiati. Nessuna sanatoria quindi, ma semplicemente il riconoscimento del merito. Non è accettabile che a docenti precari da oltre tre anni, non venga riconosciuta l'opportunità di avere una cattedra definitiva in tempi brevi, con percorsi che riconoscano il lavoro svolto e non attraverso un semplice “sconto di CFU”. La scuola non è luogo dove si sconta nulla, la scuola pubblica italiana deve essere il luogo del merito riconosciuto. Il PSI continua a fare le sue proposte, a cominciare dagli emendamenti presentati al Decreto 36 su reclutamento e formazione. Il PSI scuola auspica che presto, ai primi di settembre, prima che inizino le lezioni, si riuniscano quegli Stati generali così necessari se si vuol dare, in materia di scuola, un reale slancio all'azione del governo. C'è da risolvere la piaga del precariato, della dispersione scolastica, della continuità didattica, della formazione che per essere efficace non può essere imposta, della riforma dei cicli, delle aule che resteranno sovraffollate anche dopo un eventuale calo di alunni. Oggi come domani, sovraffollate per risparmiare sul numero di docenti, sul personale scolastico.
E poi c'è la questione salariale, con un Contratto che non viene rinnovato da anni.
Sulla scuola pubblica non si dovrebbe risparmiare, ma investire.
Il PSI è dalla parte della scuola pubblica